top of page
Cerca

Manovre di disostruzione. 3 cose da non fare per non peggiorare la situazione!

Aggiornamento: 14 lug 2023

In questo articolo, affronteremo nel dettaglio le manovre di disostruzione, sia sul lattante che su bambino/adulto, per capirne l’efficacia aiutandoci con la fisica. Ma prima di continuare questo articolo mi presento:

Ciao sono Martino e sono uno dei Founder del progetto Camillo.online, nel 2018 ho deciso di abbandonare il mio lavoro sicuro e uno stile di vita convenzionale per dedicarmi interamente alla sicurezza pediatrica. Oggi posso dire che faccio il lavoro più bello del mondo e insieme al mio Team aiutiamo a gestire il panico nei momenti difficili e a risolvere l’evento con le tecniche di primo soccorso.

Un po’ di storia. Era il 1974 e il Dottor Henry J. Hemlich pubblica per la prima volta le sue ricerche sul trattamento meccanico dell’ostruzione delle vie aeree. Da allora la manovra sugli adulti è sempre la stessa quindi entra di diritto tra i protocolli più efficaci in tutto il mondo medico. Si stima che la manovra salvi dal soffocamento centinaia di migliaia di persone ogni anno con una efficacia stimata del 98%. L’ostruzione delle vie aeree è un evento in cui un oggetto, 30 % dei casi, o del cibo, 70%, blocca il passaggio di aria. L’ostruzione può essere parziale o totale e c’è un modo facile per riconoscerle: il rumore. Il rumore è creato dal passaggio di aria, le onde sonore viaggiano nel fluido aria fino ad arrivare al nostro timpano e farci percepire il rumore. Se c’è passaggio di aria tra i polmoni e l’esterno della bocca, in genere provocato dalla tosse, possiamo essere certi che il sangue si stia ossigenando e quindi non c’è pericolo di vita. Difficoltà seria ma non di pericolo di vita. Ai corsi e ai miei istruttori cerco di far passare bene questo concetto: l’ostruzione parziale è il momento più difficile da gestire dal punto di vista emotivo perché in quel momento dobbiamo fare una cosa antilogica: NULLA. In biologia quella scarica di adrenalina che proviamo di fronte a un pericolo viene chiamata “Lotta o Fuga”, la hanno tutti gli animali. Lotta o fuga sono due azioni che prevedono energia ed è difficile gestire quella scarica nell’immobilità. Questo è uno dei motivi per cui è difficile gestire l’istinto. Tutti probabilmente abbiamo letto l’articolo di un bambino portato d’urgenza in ospedale, per estrarre un piccolo gioco o una nocciolina finita in trachea. Analizziamo quell’evento. Due secondi di disattenzione e il bambino si mette in bocca mezza nocciolina e la inala. Inizia a tossire in seria difficoltà e la nocciolina scende in trachea. Dopo sessanta secondi, la nocciolina non esce e dobbiamo chiamare l’emergenza sanitaria, panico. Passano circa dieci minuti (tempo medio di intervento nazionale), arriva il medico e valuta che non si può gestire sul posto ma è necessario ospedalizzare. Si parte in ambulanza verso l’ospedale e sono altri dieci minuti medi di viaggio. La nocciolina è lì da quasi mezz’ora. Il bambino è in seria difficoltà ma non in pericolo di vita. Si arriva in sala operatoria e la nocciolina viene estratta dall’equipe. Bambino salvato. Tantissima paura ma tutto risolto. Sono passati più o meno 50 minuti. Le 3 cose assolutamente da non fare. Noi del #Teamsopravvissuti, se solo ci fossimo azzardati a dare un unico, singolo, colpo di tosse saremmo finiti vittime del “protocollo nonna”: guarda l’uccellino, bevi un bicchier d’acqua e poi una pacca a tradimento che Cannavacciuolo scansati proprio. Ma perché è pericoloso fare così? Lo spieghiamo in maniera semplice. Esempio della moneta: se avessimo una moneta incastrata nelle vie aeree posizionata in verticale, l’aria riuscirebbe a passare lateralmente e avremmo una ostruzione parziale. Il protocollo nonna potrebbe spostare la moneta facendola ruotare di 90 gradi e trasformandola in un tappo perfetto creando così una ostruzione totale.

 

Si definisce ostruzione totale l’evento in cui un oggetto o cibo impedisce completamente il passaggio di aria. Questo provoca una mancata ossigenazione del sangue e l’immediato pericolo di vita. Abbiamo circa 60 /80 secondi di lucidità prima di perdere coscienza. Quella finestra temporale è quella in cui possiamo intervenire con le manovre di disostruzione. Ma su che principio fisico si basano le manovre? L’obbiettivo delle manovre è di sfruttare l’aria presente all’interno dei polmoni alzandone la pressione per spingere l’oggetto verso l’esterno. La legge di Boyle e Mariotte dice che a temperatura costante il volume di un gas è inversamente proporzionale alla sua pressione. Spieghiamolo in parole semplici. Mettiamo di avere un palloncino di aria del volume di un litro e con pressione x, ponendo che la temperatura non cambi, se lo comprimo dimezzando il volume, la pressione diventa 2x, quindi raddoppia. La nostra cassa toracica con i polmoni all’interno, sono proprio quel palloncino pieno di aria. La base fisica delle manovre di disostruzione prevede che con una manovra meccanica, comprimiamo la cassa toracica riducendone il volume e aumentando la pressione dell’aria all’interno. L’aria in pressione spingerà sull’oggetto, il “tappo”, generando una spinta verso l’alto che ci disostruirà. Quali sono le manovre meccaniche con cui è possibile avere questo effetto? Ci sono tre manovre base da applicare sulle diverse fasce di età o casistiche particolari: compressioni toraciche, pacche interscapolari e compressioni sottodiaframmatiche.


Vediamo meglio nello specifico le varie manovre.

Le linee guida American Heart Association, su cui abbiamo basato la nostra didattica, definiscono i LATTANTI fino ai 12 mesi, i BAMBINI dall’anno fino alla pubertà e dopo sono considerati tutti ADULTI. Nel lattante ostruito: - prendere il viso del bambino con il pollice e l’indice lungo l’arcata mandibolare - lo adagio sul mio avambraccio con le gambe a cavallo del gomito e stringo la sua gamba tra gomito e torace per evitare scivolamenti

- devo dare 5 pacche tra le scapole, meglio se con le dita rivolte verso la spalla per evitare la nuca, assolutamente senza scivolamento laterale o via di fuga o sguscio, chiamatelo come vi pare ma non si fa (spiegheremo in un altro articolo perché)

- con la mano che ha dato le pacche prendo la nuca per sostenere la testa e ruoto il bambino cambiando lato e braccio

- lo adagio sull’avambraccio della mano che ha dato le pacche e riblocco la gamba tra gomito e torace, sempre per evitare la caduta - metto due dita, medio/indice o medio/anulare al centro del torace sullo sterno in una linea immaginaria tra i due capezzoli del bambino

- comprimo il torace di almeno 4 cm per 5 volte - continuo queste manovre alternando 5 pacche e 5 compressioni fino a che non risolvo. Interrompo le manovre appena l’ostruzione si risolve. Delle quasi 1000 testimonianze ricevute, la soluzione è arrivata nella maggior parte dei casi tra la terza e quarta pacca.



Nel bambino ostruito: - mi inginocchio alle spalle del bambino per stare alla sua stessa altezza - lo cingo con le braccia, faccio un pugno e lo appoggio a metà tra sterno e ombelico - spingo verso di me e verso l’alto (spinte sottodiaframmatiche) con intensità crescente in base a quanta resistenza fa l’addome del bambino - proseguo fino a che non risolvo, o nei rarissimi casi in cui non si riesce a disostruire, allerto i soccorsi e inizio la rianimazione.

In un adulto si fanno le stesse manovre che facciamo in un bambino con 3 differenze: - stare in piedi per essere più o meno alla stessa altezza e se fosse troppo più alto di me o impossibilitato a stare in piedi, pratico la manovra sull’adulto seduto

- se sono in piedi devo mettere un piede in mezzo alle sue gambe per aiutarmi ad appoggiarlo in terra in caso di svenimento

- aumentare l’intensità delle compressioni sottodiaframmatiche Alcune didattiche insegnano di dare le pacche anche nel bambino e nell’adulto. AHA al momento non le prevede per una efficacia leggermente inferiore, ma ci teniamo a precisare che non è un errore insegnarle. E i casi particolari? Come posso intervenire su una mamma in attesa o su una persona che non riesco a cingere? Lo spieghiamo nel prossimo articolo ed affrontiamo bene le differenze.


Con il progetto Camillo abbiamo deciso di differenziarci sin da subito da tutti gli altri corsi fornendo un manichino lattante e uno bambino ad ogni persona proprio perché tutti devono provare le manovre fino alla noia. Perché fino alla noia? Perché quando il cervello arriva alla noia di un meccanismo motorio, ripetendolo tante volte, diventa molto probabile che in un evento ad alta emotività come quello del soffocamento, lo si metta in pratica in automatico.

Delle quasi 1000 testimonianze arrivate in questi anni infatti ritorna spesso la frase “mi sembravo un robot, non pensavo a nulla se non a dover fare le manovre e ha sputato”. Perfetto.


Ti è mai capitato di mettere in atto le manovre?

Scrivici nei commenti e se hai domande continuiamo a parlarne.

Martino



Contenuti per approfondire:

Video delle manovre nel Canale YouTube e nell'Area Download del sito


295 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Hozzászólások


bottom of page